4644 km attraverso la Turchia…

Turchia 169

Che cos’è il fascino?

E’ seduzione. E’ incanto e capacità di attrarre le persone.

Tutte caratteristiche che rientrano nella parola Turchia.

Basta atterrare ad Istanbul per avere subito quest’ impressione…città di mille culture, sfaccettature, occasioni e scoperte…La cara vecchia Costantinopoli trasuda di storia e di influenze extra-confine, con i suoi quartieri fatiscenti e quelli invece che si snodano tra palazzi ben tenuti e giardini curati.

A Istanbul ho provato la sensazione più forte di caldo che abbia mai provato in tutta la mia vita…L’estate del 2010 è stata fuori da ogni credibilità, neanche gli amici turchi riuscivano a spiegarsi una tale quantità di gradi nell’aria; così camminavamo come bradipi sempre alla ricerca dell’ombra o di un succo di melograno con il quale refrigerarsi. Per fortuna il desiderio di conoscenza ha sovrastato ogni temperatura e così siamo partiti comunque alla volta dell’est, lasciandoci una casa accogliente dietro di noi, per concederci l’avventura dell’ignoto.

Prima tappa AMASRA adagiata sul Mar Nero, forse, a primo impatto, uno dei posti  più integralisti che i miei occhi avessero mai visto prima; lì il mio desiderio di mare si è subito frenato di fronte ad una spiaggia piena di persone la cui nudità non era lecita nemmeno ai più piccoli. Sarebbe stato terribilmente imbarazzante e chiaramente inappropriato indossare un bikini occidentale di fronte agli occhi di chi per scelta, o per imposizione, chissà, non sa nemmeno cosa significhi sentire i raggi del sole scaldare la propria pelle e così ho deciso che quel mare non l’avrei provato se non con gli occhi.

Dopo Amasra siamo ridiscesi verso l’interno e ci siamo fermati a SAFRANBOLU, dove abbiamo trovato una Turchia di altri ritmi, rispetto alla caotica Istanbul lasciata qualche giorno prima e dove ricordo ancora che ci siamo concessi un gustosissimo borek sotto l’albero delle scarpe: un calzolaio ha pensato bene di appendere i suoi “frutti” sui rami di una quercia, al di sotto della quale avevamo il piacere di mangiare divinamente.

E poi ancora viaggiando…più a sud abbiamo raggiunto la famosa CAPPADOCIA…qui il viaggio si è riempito di meraviglia; quando la natura e l’uomo collaborano all’estetica della perfezione, non si può richiedere altro che la meraviglia. La Cappadocia è una distesa infinita di “camini delle fate” e non solo, un vero esempio di come vulcano, vento, erosione, tufo e magia hanno reso possibile la nascita di un paesaggio fuori da ogni originalità.

Ma la Cappadocia non è solo roccia e polvere, è anche alberi, verde e acqua…C’ è un percorso molto bello a Belisirma lungo un fiume, durante il quale s’incontra anche un simpatico chioschino in legno direttamente sull’acqua, dove le paperelle vengono a farti compagnia.

La Valle di Hilara ci ha donato, fra le tante, anche un buffo e divertente incontro con un tipo che ci ha portati a provare la bella sensazione di avere l’argilla tra le mani con l’intento di riuscire a modellare un vaso e poi ancora un momento di forte adrenalina tra i cunicoli della città sotterranea e infine il più magico dei magici muezzin della storia, che se chiudo gli occhi lo sento ancora risuonare nelle orecchie.

Dopo aver salutato la Cappadocia ci siamo rimessi in macchina e diretti a sud , perchè dopo il Mar Nero sarebbe stata la volta del Mediterraneo e poi dell’Egeo, che con tutta la sua storia ci ha poi svelato un sacco di belle leggende. E così percorriamo la costa di Olympo, fino ad arrivare a PATARA, dove qualcuno si è concesso anche un taglio di capelli molto originale. A Patara c’è una spiaggia lunga 9 km, fatta di sabbia, granchi e onde e qui la vacanza si sentiva proprio sulla pelle.

Il relax si è poi allungato fino alle farfalle….un relax  raggiunto grazie ad una barca, il cui fascino non aveva niente da invidiare ad un galeone dei pirati. L’obiettivo era quello di arrivare alla “KELEBEK VALLEY“, dove kelebek significa appunto farfalla; questo è proprio un angolo di paradiso, una conca sul mare, senza nessuna via di fuga, se non l’acqua, con alle spalle una parete di roccia infinita e di fronte un’acqua cristallina, che la sera, quando i giornalieri se ne vanno, si riposa al calar del sole. La possibilità di pernottarci l’abbiamo colta al volo, decidendo addirittura di fermarci una notte più del dovuto….quel luogo davvero incantato meritava lo stop della nostra tabella di marcia.

Dopo il sud abbiamo ricominciato a risalire, fermandoci a PAMUKKALE,  il cui bianco delle piscine naturali si dipingeva con pennellate di rosa all’arrivo della sera e dove perdersi per la vecchia Hidrapolis ci ha fatto respirare aria di storia.

Le soste a venire sono state tutte azzeccate: prima EFESO, con la sua agorà ancora intatta, poi AYVALIK, con i suoi vicoli fatiscenti dipinti a regola d’arte e infine ASSOS, un gioiello dell’Egeo, dal cui pontile in legno mi sono affacciata sulla Grecia e ci ho lasciato il cuore.

La Turchia mi ha accolta a mani tese e negli anni mi ha dato dimostrazione di essere sempre pronta ad avermi tra le sue braccia…la mia piccola amica turca mi ha concesso anche l’esperienza meravigliosa di vivere un grasso grosso matrimonio turco, con tutte le sue tradizioni e i suoi preziosi momenti, che mi hanno fatto provare la sensazione di sentirmi sempre a casa, anche a così tanti km di distanza e in un paese, comunque, dove i principi presidenziali non combaciano esattamente con i miei.